domenica 12 marzo 2017

Metamorfosi negate.

Ho postato una rievocazione della morte di Francesco Lo Russo, a quarant'anni dall'omicidio, ad opera di un tiratore scelto dei carabinieri: a differenza dalla media, ha ottenuto un solo contatto. E' dunque una memoria perduta, celebrata solo da una discendenza di attivisti che se la fa suggerire, la officia come un rito religioso o mitologico, ne fa un vessillo ideale senza aver conosciuto quegli anni e quell'evento, nè aver mai frequentato il caduto? Penso prorpio di sì. Chissà se quell'assassino istituzionale è ancora vivo: dev'essere vetusto; certamente non ha provato rimorsi, nè ripensamenti, in quanto istintivamente decerebrato e incline ad obbedire , ad investirsi, a godere della violenza approvata. Chissà se ha fatto carriera? Ne dubito: questa gente viene dalla truppa, al massimo fa il sottoufficiale, chissà se è entrato in banca e ha fatto il cassiere. Lo Russo sarebbe diventato una persona influente, avrebbe impersonato, dopo la contestazione al sistema, l'ordine costituito e la sua classe dirigente, almeno presumibilmente. Un appartenente alle classi subordinate lo ha eliminato prima che potesse arrivarvi. Ritenevano forse i suoi mandanti che si sarebbe trattato di un povero disabile mentale, come sono i manifestanti dei centri sociali di questi ultimi anni? Non credo. La natura di borghesi, studenti universitari, era ben nota ai reggitori politici del sistema: si è cercato quindi l'incidente, la frattura, la morte simbolica, per tessere una trama sotterranea di cui sfugge ai cittadini  l'intreccio.  Quel ragazzo è stato dissolto, probabilmente è finito nel niente anche il suo omicida con le mostrine, povero orpello di una vita insignificante che si è vendicata su chi possedeva un potenziale. Sono convinto che questa malvagità si eserciti fin dall'infanzia e dalla prima giovinezza negli ambienti indistinti, sottoculturati, primitivi, contro i quali non vale la pena di confliggere ed ai quali non ci si deve mischiare, come se fossero in prospettiva degli interlocutori. In questo senso, aveva ragione Pasolini a considerarli i veri proletari, purtroppo armati e comandati: difenderebbero per un rancio ogni causa attestata su di un piedistallo di potere. Per altro, anche Lo Russo, se fosse diventato un leader, avrebbe potuto dare ordini consimili a quello che lo ha portato a morte o avrebbe potuto influire in modo vessatorio su altre esistenze. A differenza dei militanti marginali dei centri sociali, per lui la metamorfosi sarebbe stata possibile.

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