martedì 28 marzo 2017

Il ministro delle pippe.

Certo che l'ignoranza è una bella risorsa per stare a questo mondo e per rappresentarne uno degli aspetti meno nobili: il lavoro.
Il grossolano ministro delle cooperative, usurpatore sia di quello del lavoro, sia di quello del welfare, ha citato la fiducia derivante dalle frequentazioni plebee quale criterio di selezione dei lavoratori, da parte di datori consimili. Si, perché gli uni e gli altri appartengono allo stesso ambiente materialistico, ma ne traggono ideologie contrapposte.
Caro Poletti, si vede da dove vieni: tu, come tutti i cafoni, te ne farai certamente un vanto. I calli alle mani, la franchezza dei giudizi, la banalità delle mansioni, i lavori per abbrutiti mentali.
In fondo sei l'icona della riproletarizzazione del lavoro, del quale sei diventato un ordinario sfruttatore, per aver valicato il confine fra il mettere a contributo le forze e dirigere un'impresa.
Si tratta di un binomio grezzo, fatto di uomini pratici, concreti, non distratti e disturbati da influenze meno che istintive, in conflitto sperequato per l'abbandono della trincea da parte dei sindacati che sono un demando sociale della politica che hanno a riferimento e degli interessi che ne discendono.
Personaggi di questo calibro, Amadori, direi, avrebbero potuto essere i gerarchi di un sistema corporativo, i capi di un kolkoz, di un complesso siderurgico e di una struttura politica intermedia, nella catena assolutistica del comunismo.
Poletti è stato potenzialmente tutto questo ed è solo apparentemente paradossale che, depotenziato, cafoneggi sulle persone men che vili, dal ministero del precariato.
Insomma, i lavoratori amministrabili da uno come Poletti devono essere del suo livello, quindi dei manovali. Il mondo del lavoro salariato ha compiuto il suo ritorno alle origini; casomai, in forme aggiornate, potrà forse ripartire verso un viaggio esclusivamente mentale.

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