sabato 11 marzo 2017

La morte senza senso, il ripetersi del sacrificio rituale.

Francesco Lo Russo, studente uniersitario e attivista della sinistra stradale...si direbbe oggi, tanti, tanti decenni fa ucciso dal colpo di un tiratore "scelto" che lo "scelse" per "farci scappare il morto", secondo la teoria di un uomo di cultura pari al cinismo, l'unico che seppe reagire alle congiure dei partiti, demolendoli. Lo Russo, figlio di un Generale, per etologia di sistema, un conservatore, fronteggiava a distanza i celerini armati: uno di questi si inginocchiò a terra, prese la mira e, ignaro di chi fosse, solo per disposizione ricevuta, come un cecchino qualsiasi, lo fulminò con un solo colpo che intresecò anche due colonne al di là della strada da cui sparò. Un atto gratuito, di un anonimo nei confronti di un altro anonimo, un mediocre servo d'apparato, per un riconoscimento, forse, di puro mantenimento per sé e la sua famiglia, un violento senza coscienza verso un altro spogliato ai suoi occhi di qualsiasi personalità. Ogni violenza si consuma così.  Oggi, le vecchie Alfa 159 della polizia sgommavano lungo il tratto di quell'omicidio: temevano una manifestazione improvvisa - a gatto selvaggio, si definiva allora - e presidiavano il luogo del loro delitto. I poliziotti erano sicuramente ignari di quell'evento, se non per sentito dire e, per sentito dire, indifferenti e disperati per la loro nullità, aspettavano l'occasione di menare i manganelli. I tempi non  richiedono più questi riti sacrificali - ne vengono consumati altri - mentre allora, a stretto giro d'artiglieria, ne fu compiuto un altro, omologo, a Roma sul ponte Milvio, ai danni di Giorgiana Masi, pronubo lo stesso ministro dell'Interno-gladiatore. Questa sera, la consueta corona di fiori, deposta dai suoi potenziali e mai vissuti nipoti, se non nella veste di immaginari officianti della stessa dottrina gridata nel deserto, ha posto sul punto in cui mori, la consueta e, a sua volta anonima, corona di fiori.

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