giovedì 16 marzo 2017

Rimetto a voi i vostri peccati.

L'unica voce che, rifacendosi al Vangelo, riaffermandolo e ripetendolo, fa opposizione morale e culturale al ragionierismo speculativo e alla cultura - si fa per dire  - della convenienza reale o prseunta, è il pampa-Papa.
Ieri, durante l'udienza del mercoledì, ha ricordato ai destinatari e agli astanti, che chi chiude delle attività artatamente, per trarne profitto, per pigrizia satolla, commette un peccato gravissimo. Non è altro che l'estensione, concettualmente appropriatissima del : "chiunque defrauda la giusta mercede all'operaio commette un peccato così grande che grida vendetta al cospetto di Dio ". Il Papa ha focalizzato una tendenza generale all'espropriazione del lavoro, atto finale di una vocazione all'arricchimento attraverso lo sfruttamento della merce lavoratori, di tutti coloro, cioè, che vivono della propria attività subordinata. In senso proprio l'anatema si rivolge anche a tutti coloro che non pagano il lavoro, valendosi della "sindrome di Stoccolma" di mediocri ( di mezzo ) figure, che non consentono il riposo, che interpretano a proprio esclusivo beneficio norme e contratti. Purtroppo, la perorazione, giusta e culturalmente impeccabile, come quella realtiva ai pedofili :" sarebbe meglio che si mettessero una pietra al collo e si buttassero in mare ", unico sistema, all'origine, per impedire un fenomeno che né sanzioni durissime, nè la stessa pena di morte sarebbero in grado di arginare, sfuma nell'inconsistenza dell'amaterialità. Uccidersi eticamente prima di macchiarsi di uan cattiveria irreidimbile, estinguerebbe - unica soluzione - lo scempio psicologico, la morte dell'espressione della propria personalità. Non viene richiesto il harakiri agli imprenditori ed ai finanzieri, ritenuti dunque utili, ma un impegno rivolto ai lavoratori e alle loro famiglie, che li induca a resistere anche quando il lucro si fa faticoso. Chi bene condusse sua vita, la fatica non la può sopportare..come quei lavoratori attenti solo alla loro vendita, possibilmente con fatiche e fastidi a carico del prossimo meno desideroso di vendersi. Però, questa vendetta, di derivazione, interpolazione simbiotica, con l'antico testamento, non arriva mai, è rimandata ad un giudizio che non ci sarà: solo la morte estinguerà il grano e il loglio, per poi riprendere da capo, secondo insensata biologia. Con tutto l'affetto per questo Papa che non innova niente, che non parla "motu proprio", ma ripropone il Verbo della sua dottrina, il sospiro moralistico non scalfirà di un'unghia la protervia utilitaristica dei padroni e dei ricchi e dei loro servi sciocchi e reggi-coda senza dignità: senza l'opposizione e la lotta, tutto andrà perduto. Non si dà nella storia e nell'esperienza personale un risultato che non sia stato frutto di un impegno rigoroso e di una affermazione dei propri diritti e facoltà, senza mediazioni e ipocrisie, vale a dire per servirsene a fini di baratto. Il peccato, si sa, viene sempre rimesso in confessionale, anche quando è reiterato e costante; con quattro o otto litanie si ricomincia da capo e, si sa, per nessuno è escluso il perdono. Per questo bisogna difendersi da sè. 

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