domenica 19 marzo 2017

La commedia dell'arte.

Augusto Minzolini sfugge ai giudici per la complicità del Senato, il sindaco Raggi va al ristorante e non paga. Nessuno dei due paga pegno; a Berlusconi, dopo un lungo accerchiamento, fatto di procedure e di rimandi giudiziari, toccò. L'uno e l'altro episodio s'inscrivono nella gerarchia davanti alla legge ed al costume democratico delle plaghe meridionali, che hanno assorbito anche le istituzioni parlamentari. E' lì che la pseudo democrazia italiana s'incaglia e viene alla luce nella sua miseria. La blognovela del Movimento 5 Stelle ne sta sfarinando l'apparenza: non era Grillo a firmare i post, venivano redatti in azienda, come nelle migliori tradizioni delle case produttive di voti, in questa circostanza. Propaganda per gonzi, alla quale l'ex comico prestava un'immagine scenica, nazional-popolare. I vincitori della lotteria elettorale, catapultati per un bimandato previdenziale, dai loro ufficetti agli scranni pletorici del parlamento ( come quelli impiegatizi e artigianali della Lega ), ne risentono in inconsistenza pelosa, arricchendo la retorica fascistoide di chi vede o preferisce vedere nelle aule solo una polizza sulla vita per chi le popola. Di questo Stato delle immoralità sinergiche si è detto fin troppo: ora che è sotto tutela, continua sfacciatamente a riprodursi, trasformando un servaggio in un'opportunità.   

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