giovedì 2 marzo 2017

Criteri formativi.

A che serve una perorazione pubblica, una considerazione alla luce abbacinante di un'ipotesi, un'opinione, un principio? L'oggettività, in evoluzione e soggetta a modifiche sperimentali, non è preferibile alla Babele di punti di vista, di dottrine, di costumi, linguaggi e culture? Il guaio è che la scienza e la tecnica omogeneizzano quando presumono di rappresentare un dato incontrovertibile. L'economia, basata sul calcolo e le proiezioni, l'utile d'impresa e il valore monetario attribuito al lavoro in rapporto ai ricavi ed al reddito dell'imprenditore, possono diventare un sostitutivo, un surrogato della filosofia classica ( quella tecnocratica non va neppure presa in considerazione: è ancella ) e scambiare, confondendola,  l'analisi con gli imperativi futuribili? Sono certo che no. La formazione critica, basata sulla cultura e sull'esegesi linguistica degli idiomi che continuano a vivere, trasformati,  nella vulgata attuale, è' un substrato sul quale si fonda l'espressività del cittadino e del professionista, il criterio di distinzione dalle opinioni correnti, comuni, dalle propagande politiche ed aziendali, sportive e d'immagine. Disponendone, gli incentivi masochistici saranno rifiutati attraverso una contestazione razionale e una strategia difensiva, nel caso in cui si sia circondati, per evitare un'omologazione ed un assorbimento. Per ragionare con la propria testa bisogna disporne, altrimenti è scontato l'irregimentamento morale. E' la condizione dei militari, dei ruoli dirigenziali - con codazzo di aspiranti e postulanti - ma anche delle ridotte sociali, prive di strumenti e costrette ad una autoisolante competizione fisica o grossolanamente verbale.Certo, il criterio critico ha una veste esclusivamente formativa: i comportamenti sono un prodotto dei costumi ambientali, un orientamento sociale, basato sulla condizione economica. Affidarsi alla sola critica comporta l'immobilismo senza esito, ma senza capacità critica, la vita viene declinata per approssimazioni, ingiunzioni e luoghi comuni, incapaci di cogliere le contraddizioni, rassicurati dalla loro speciosità. La dinamica culturale e formativa è un patrimonio, ma come tutti i patrimoni può corrompersi se non ha fiducia in se stessa, nel confronto, omologante, con ambienti mediocri.

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