domenica 9 aprile 2017

Il Rambo della bassa.

Rambo, il romanzato killer militare, capace di mimetizzarsi e di reggere le situazioni estreme, esiste davvero.
Il segreto delle forze non dichiarabili della violenza, svelato da un film banale, ha trovato applicazione, passando da quel niente coperto, al niente della bassa e delle sue boscaglie e, ancor oggi, paludi, nelle quali Igor il russo, si muove con consumata maestria, mentre è privo ed è stato privato strumentalmente, di qualsiasi giustificazione al vivere socialmente.
Non riescono neanche a definirne l'identità, pur avendo, di lui, tracce ematiche: Non ha un passato rilevabile, non è neanche certo se abbia combattuto e sia stato addestrato per la Cecenia o per il Kosovo: non è escluso..per tutti e due.
Adesso, randagio e ancor giovane e atleticamente prestante, fa da sé.
Ogni tanto fa una rapina; pochi spiccioli per i quali, insieme al sacro fuoco della giustizia-proprietà violata, persone improbabili per un sicario negato, eppur istituzionale, vengono uccise per non perdere tempo.
I riti successivi sono identici a quelli, ignorati perchè estranei, della Cecenia o del Kosovo.
Disarma le sue vittime, a sua volta e, in primis, si sente escluso ( lo era fin dall'epoca del suo addestramento ), è abituato ad essere braccato, ma non si rassegna, non si lascia prendere, continua a condurre la sua guerra fatta di agguati, la sua etologia di personale sopravvivenza.
Della sua vita, neanche in carcere ha mai raccontato nulla, probabilmente perché non c'era nulla da raccontare, perché non era stata zavorrata da educazione, principi, valori: non aveva potuto permetterseli ed anche la sua esperienza da operaio era durata, scontatamente, pochi mesi.
C'aveva provato, ma aveva constatato che quel mondo, pur rude, non poteva assimilarlo.
Adesso si nasconde, da par suo, lui solo sa dove; se incappa, dopo aver sottratto un mezzo al suo proprietario, in uno dei tanti presidi, in quest'ultimo caso zootecnico, elimina l'intercettatore che non potrà mai diventare per lui un interlocutore. Prima lo disarma con facilità.
Si dice che vaghi da anni nella bassa, ignorato quando sembrava un balordo o un marginale in bicicletta, incapace di nuocere al tranquillo tran tran di un mondo anche psicologicamente depresso, nel quale lui, evidentemente, si trovava a suo agio, oppure dal quale non aveva la possibilità di evadere.
Qualcosa era morto in lui da chissà quanto tempo, da non prevedere, in quelle condizioni estreme altra soluzione che la morte.
Se avesse avuto un sia pur inadeguato supporto, avrebe vissuto nella nevrosi e nel dileggio degli altri: di lui si sarebbe detto, in morte, che era...qualche espressione riduttiva, in dialetto, esiste certamente.
Invece ha ripreso la sua guerra contro il caso, non fa sconti, perchè non ne può fare e non ne intravede neanche ragioni, giustificazioni. E' un "alter ego" culturale alle certezze dei suoi detrattori, derisori potenziali, alla sua ricerca, non certo per salvarlo od integrarlo in quache cosa, che non saprebbero neanche immaginare.
Probabilmente, con il passare degli anni, se resterà libero, si ucciderà o sarà ucciso; se incarcerato, resisterà, fin che potrà, all'assopimento della relegazione, alla sua depressione endemica.
Non ha mai vissuto, non ha mai potuto vivere se non così, in fondo si sono già approfittati di lui, identificandolo come "adatto", nelle ridotte del militarismo, che altro non è che educazione all'omicidio, che, al di fuori dei suoi ranghi, ritorna ad essere reato e uniforme sdegno ambientale.
"Tertium non datur": lo sa lui e i suoi braccatori.

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