lunedì 10 aprile 2017

L'economia dei sentimenti.

In un contesto di successi apparenti e di inaspettati rovesci, si consumano, nelle famiglie, pseudo drammi da inadattamento.


Alcune imprese, come tali camuffate ed invece frutto di clientelismi ereditari, si sono divise: il vicario, sia esso stato un fratello o un socio minore, ha raccolto al balzo la palla dell'improvvisa liberalizzazione dei servizi: chi se ne stava sotto vento per i rapporti di forza instaurati, meglio trasmessi, nella presunzione ridicola che fossero immutabili, ha preso armi e bagagli ed ha accettato le lusinghe di altre società, per le quali è riuscito finalmente a diventare il dominus di una delegazione.


Così facendo ha spezzato quella preesistente e costretto ad arrancare il precedente plenipotenziario, fosse esso un fratello o un partner soverchiante. Qust'ultimo, che aveva programmato la sua vita secondo principi di accondiscendenza, confermatori del suo potere, tradizionale come quello salico, è stato disarcionato e non è più riuscito a mantenere, con metà del portafoglio, il reddito su cui aveva stimato la sua immagine e il suo tenore di vita.


Anzi, per simularlo immutato e contando sul suo apparato clientelare, ha prima fondato un'autonoma società, ha poi esagerato nella magnificenza locataria dei locali di accoglienza, ha dovuto pagare più della metà della sontuosa liquidazione all'erario, non ha capitalizzato quanto restava e non ha saputo valutare il rivoluzionato riferimento economico, basato sull'irruzione di qualsiasi soggetto e su una politica dei prezzi, adatta ad una società in ripiegamento, alla quale non ha voluto adeguarsi.


Ora quel costume manomesso si traduce in astio, avidità occhiuta, amara recriminazione per quel combinato di ambizioni di benessere e di apparenze, fra ereditieri e belle donne, come fra i calciatori e le veline.


La concorrenza si esercita nella fagocitosi dell'esistente, non certo nello sviluppo che viene amputato: mentre qualsiasi estensione del benenficio in termini sociali, viene assimilato digestivamente, la variabile consorteria societaria e, per precipitato, sociale, si contende, senza esclusione di colpi e di sfruttamento del precario personale, quel che c'è e che resta immutato. I soldi hanno preso, da tempo, la via dei paradisi fiscali, secondo la consumata esperienza di codesti soggetti che si riverbera nell'anticipazione borsistica dei ribassi e dei rialzi, mentre le piccole consorterie serrano i ranghi. Lo faranno fin che potranno, poi la parte dominante studierà ed effettuerà allenze per alienazioni e liquiderà i piccoli e ormai inutili sodali.


La famiglia felice è un'entità sempre più piccina, ma non per questo più romantica. In un contesto di successi apparenti e di inaspettati rovesci, si consumano, nelle famiglie, pseudo drammi da inadattamento.



Il mondo imprenditoriale produttivo, ha passato i decenni ad indebitarsi con le banche, mandando avanti così i capannoni e godendo, nel frattempo, di una bella, ma irresponsabile, vita, trovandosi sul lastrico allorquando le banche hanno cambiato il loro riferimento affaristico.
Le banche medesime ballano sull'orlo del precipizio; se dal ballo si passasse al bail-in, i fallimenti, sul modello greco, fioccherebbero.
La fine della guerra fredda e della seconda guerra mondiale, hanno rivelato un apparato brullo, corroso dalla distribuzione elettoralistica e dalla corruzione. 

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