domenica 30 aprile 2017

Il 1° Maggio del PD.

Attraverso la solita baracconata populista, non poteva che rivincere Matteo Renzie, mentre il Partito democratico - se queste votazioni per la strada, accessibili a chiunque, previa pagamento di due euro, possono definirsi un'investitura - diventa, dopo la scissione, ignorata dai media, un pericoloso movimento post democristiano di centro-destra.
Il lutto con cui i settori più retrivi della destra reddituaria hanno accolto lo scarto del pupone di Rignano, come se fosse un addio, è lì a testimoniarlo, ma la "revanche", che era scontata, lo riporta ufficialmente (sic!) in cabina di regia, che dietro le quinte, come un allenatore di pallone squalificato, ha condotto dagli spalti, in attesa di un rapidissimo e scontatissimo  ritorno laddove il popolo non lo aveva posto. Come se niente fosse stato, aveva continuato ad occupare e a eterocondurre, fin dalla formazione, il governicchio del buon Gentiloni, infarcito di tutti i ministri che aveva lui. Da non eletto, ancora una volta, tranne che da una processione di passanti, ha già ripetuto, oltre alle solite incongruenze logiche e bambinescamente sofistiche, che il suo primo impegno sarà la riforma elettorale, quella che sarebbe conseguita alla mutilazione della Costituzione, tentata il 4 Dicembre scorso. Quella che gli attribuirebbe un potere plebiscitario.
Che la volontà degli elettori sia disprezzzata, in questa seconda o terza repubblica, è di palmare evidenza e mette in mostra il rischio di involuzione democratica che sta dietro al progetto eterodiretto, di questo clone della prima repubblica, con forti eccentuazioni populistiche, di destra.
Il Partito democratico è, a tutti gli effetti, il contenitore di tutte le istanze populiste, nel senso di plebee ed ignoranti, che non possono, per questo, trovare altra conduzione che quella di un leaderismo, per ora, bamboccesco.
Come Capo di governo, Renzie non ha alcuna credibilità, ma già in precedenza fu chiamato ad usurpare un ruolo per lui incompatibile ed ora riparte ( investito da chi? ) a rappresentare la ripetizione del primo tentativo andato a male.
Questa prevedibile risurrezione è stata dovuta alla labilità delle strutture partitiche di una compagine di trasformisti, per inventare, per se stessi, un sistema di arricchimento personale e, attraverso una rendita di posizione, un'influenza distributiva fidelizzante e porsi alla testa di una ampia schiera di "clientes", appoggiandosi e lasciando un margine quasi totalitario alla rendita finanziaria.
Renzie si muove in un vuoto pneumatico e può ignorare il senso palese delle intenzioni e della volontà della stragrande maggioranza del popolo, come uno Tsipras qualunque, con una prospettiva di un esito relativo del tutto analogo, come la lunga stagione della corruzione e dello sperpero ha comportato, per cui, salvando solo - ma ridicolmente - la parvenza di un'espressione popolare interna, bypassando quella di pochi mesi fa, in sede referendaria, prevista dalla Costituzione, cerca insistentemente, non conoscendo un'opposizione organizzata e temibile, di ripristinare un fascismo mellifuo, per ricreare le condizioni per trasformarlo, all'occorrenza, in manganellatore.
Nel contesto slabbrato in cui ci troviamo, contro questi plebeismi autoritari, "umili", cioè sottomessi alla volontà del ragioniere di un creditore, la testimonianza della società civile, dei fuoriusciti dall'ectoplasma piddino e chiunque altro sia in grado di farlo, devono agire in autonomia, ma concentricamente, contro il PD, forti del consenso espresso generalisticamente, ma chiaramente il 4 Dicembre 2016.
Ci risiamo, ma non è una novità, in questo Paese dove i partigiani sono stati disarmati da un comunista, non solo nel 1945.

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