mercoledì 19 aprile 2017

Reportage.

Report, da quando Milena Gabanelli lo ha lasciato ai suoi collaboratori di tanti anni, da lei ringraziati per l'applicazione e la professioanlità dimostrata ed acquisita nel tempo, non ha perso il suo smalto, anzi: lo ha accentuato.
Non ha fatto altro, nel caso del vaccino contro il "papilloma virus" che rendere pubbliche le risultanze contrarie di un accreditato ente sanitario internazionale ed ha suscitato, per questo, le reazioni del mondo sanitario percipiente e della politica bipartisan. Come se ne sapessero qualcosa e, a torto o a ragione, non ne traessero dei benefici economici e lobbystici.
Il papilloma virus è una concausa - una delle principali - del tumore al collo dell'utero ed è prodotto ed indotto dalla mancanza di igiene di maschi frettolosi e di femmine infoiate o troppo condiscendenti.
Le prostitute, che dell'arnese si nutrono, non omettevano mai di lavarlo personalmente prima dell'uso.
I maschi non circoncisi e poco puliti, producono, fra il glande ed il prepuzio, una sostanza lattiginosa, lo smegma, che, se non rimosso frequentemente e con cura, può nel tempo provocare un cancro al pene e, introdotto in una indifesa vagina, lascia tracce ad accumulo, a loro volta apportatrici di tumore.
Il segreto sta, dunque, nella pulizia e nella consapevolezza dei danni che il sesso da fogna può apportare, se non lo si deterge accuratamente prima della messa in opera.
Il tocca e sana, da molti anni è il vaccino  anti HPV,con il quale le madri premurose immunizzano le loro figlie fin dalla prima adolescenza, non contando, a ragione, sulla cavalleria sanitaria dei fantini nel destino di siffatte indifferenziate pulzelle.  
"E' stato un attentato anti propagandistico, portato dalla TV pubblica alla campagna sulle vaccinazioni"; per la fecondità premiale da Opera nazionale maternità e infanzia, non ce n'è stato neppure bisogno.
I giornalisti di Report informano sulle opzioni e fanno bene a farlo, se parte del pubblico non ci arriva, non deve essere una remora per attapetarsi al verbo di regime, mal che vada alle convinzioni indotte se ne contrapporranno altre e si stimolerà la ricerca meno approssimativa possibile, anche in considerazione del fatto che sul vaccino in uso si sono già costruite ricchezze farmaceutiche e baronali.
Non passa una puntata e Report mette in piazza le scorribande imprenditoriali del "maremmano" della politica cinematografica di sinistra ( quello noiosamente curiale è Nanni Moretti ) e di sua moglie, sulle orme della consolidata coppia di "amici" Maurizio Costanzo e Maria De Filippi. Se in quest'ultimo caso si è trattato di un passaggio di proprietà comportante per la signora un reddito di milioni e milioni di euro all'anno, l'accoppiata Benigni-Braschi, nella costituenda Cinecittà umbra non ha rimediato che rovesci, indebitamento e la concreta prospettiva di rimetterci, di tasca propria, cinque milioni di euro. 
Ecco che il cinepanettonaro De Laurentiis, lo scarpaio mediatico onnipresente Della Valle e l'ex presidente di Confindustria, il cartaio Abete, già esclusivo fornitore di risme per la Banca di Roma, come il quinto cavalleggeri, accorre sulle note di una vindice fanfara .  
Insomma, Cinecittà Studios compra i teatri di posa di Benigni e signora, gli stessi dove aveva girato "La vita è bella", che dal fallimento annunciato, passano alla rendita locataria per produzioni che, in realtà, non vengono effettuate. 
Il concorso salvifico rischia però di trasferirsi sullo Stato, dato che il Comune di Terni reclama la restituzione dei locali, che, se avvenisse, resterebbe gravata dei cinque milioni di euro in negativo che l'imprenditorialità del premio Oscar e consorte, hanno messo a contributo. 
Italian style, di destra e di sinistra..pretestuose, lobbysmo d'occasione e la consueta discarica dello Stato.
Intimazione di non procedere alla messa in onda del servizio e successiva querela.. forse a "recuperare" un po' della perdita non pagata, stesso atteggiamento e comportamento di affiliazione per il quale chi ficca il naso negli affari "privati" dei vessilliferi dell'imbecillità di massa, non può campare cent'anni.
Il giornalismo è diffusione dei fatti, va incontro ad ogni sorta di censura, ma ogni volta deve ripartire da dove è stato osteggiato. 
Aveva ragione la Gabanelli circa i suoi ex collaboratori. Continuano a dare un senso al servizio pubblico.
Avanti così! 

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