martedì 25 aprile 2017

Lo squilibrio.

L'esperienza pensata si dipana in un arco temporale brevissimo, eppure aspira ad assurgere a canone per il futuro, a prospettiva salvifica.
Lungo il tragitto subisce la telecinesi contraria che la confuta e, proponendosi lo stesso dichiarato fine, cerca di rimuoverla, inanellando predicazioni, iniziative giuridiche, atti solo apparentemente eversivi, che hanno bisogno di autoalimentarsi o di essere rinnovati: sempre nello stesso senso, nella medesima direzione, fino a che, ipoteticamente, non si trova altro avversrio che se medesimo.
L'entropia rimuginatrice cessa con la fine biologica dei corpi agitati, ma altri ne sono già stati invasi, adeguatamente allo scampolo del contesto storico che frequentano o da cui sono stati frequentati.
Lungo il percorso contingente  c'è chi fissa e ribadisce i confini del modello in crisi e ne apre superficialmente le ante, prendendo atto contingentemente di un mutato scenario, al quale la rigidità del pensiero non ha fatto da contraltare.
Il principio, divenuto debole, ma continuamente ribadito, si attesta sulla riva del fiume  ed aspetta che il caos organizzato, ma senza argini, si dilapidi e si disperda e lasci le povere anime che se ne sono fatte trascinare, incerte fra la constatazione e il pensarsi.
Non diversamente da un bambino minuscolo che, pur contenendo in nuce, eppur evidenti, i personali caratteri del suo futuro, osserva il paesaggio prossimo, stupito, senza comprenderlo, senza essersene fatto indurre una rassicurante opinione, ma è ben partecipe del contesto dei suoi simili, nel quale è stato concepito ed espulso, nel quale sente, da vivo, di essere inserito ed al quale vuole da subito partecipare,
Questo accade, fin dai primi atti, in una ormai tradizionale scansione cultural-cerimoniale.
Nel frattempo, l'atteggiamento si fa ancora più settario, esclude chi non si fa chiamare a raccolta per organizzare la resistenza.
Nevrosi storica? Probabilmente sì, ma la nevrosi fa parte della vita, è il "daimonion" "δαίμων", che media fra l'esistenza e la natura ed è quindi la dinamica di tante inutili ma originali esperienze. 
Per questo si articola in un illusorio divenire e si sedimenta, domina temporalmente, viene contraddetta e rovesciata  e poi aspetta di ritornare.
Il piccolino non lo sa, sorride del benessere che le attenzioni gli procurano, comincia subito ad interagire con i suoi prestatori, o meglio con il "clima" che avverte, parzialmente ingannevole, intorno a sé.
Non è affatto una regola: a molti, moltissimi, non tocca e la "prima" vita confusa si incarica quasi subito di demolire quanto si è creduto, per un momento, solidissimo. 
Da qui, la prima separazione dall'illusorio contesto che si confermerà per tutto il suo tempo. durante ciascuno dei suoi giorni. 
Nella seconda vita, quella adulta, passata per le fantasmagorie della trasformazione adolescenziale, turbata dalle esperienze precoci, dalle inopportune anticipazioni di un esito biologicamente determinato, eppur diverso, inconciliabile nel passaggio dal sentimento e dall'istinto, al ragionamento distaccato sulle cose, alla separazione dalle medesime, alla loro osservazione da un esterno meccanico che sancisce le classi di importanza in modo "oggettivamente fuorviante", sostituendosi distruttivamente e presuntuosamente ai dettami dell'amore e dell'esperienza, questi ultimi vengono posti in una dimensione sovrastrutturale, mentre la sovrastruttura, anche quando è utile, è quella culturale.
In particolare quella tecnica, che ha consumato, nel corso di trent'anni, l'etica e l'umanesimo, ha messo da un canto la religione, ha fuorviato, con l'ideologia che tanti corifei della filosofia utilitaristica d'affiancamento, le hanno, non richiesti, assicurato, accompagnandola "giustificatamente" su un terreno comunque brullo, ma suo.

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