sabato 29 aprile 2017

Non possumus, fra la peste e il colera.

La Chiesa gallica non si schiera alle presidenziali, né Macron e la sua "mamma, insegnante e consigliera", che ha divorziato per lui, né la vandeana Le Pen figlia, che in altri momenti, con un Papa diverso, sarebbe stata, come fu, la sua candidata naturale.
La Chiesa gallica non conta molto in Francia, la laicizzazione giacobina fa parte della tradizione e della cultura d'oltr'alpe: nelle città è dominante - a parte i milioni di islamici - , nelle spopolate campagne, tutt'altro.
Les paysans e les vignerones - latifondisti che esprimono ancor oggi il Senato, sono sciovinisti di estrema destra e la chiesa residua vi esercita una funzione storica, paravandeana.
Non è casuale che la setta del vescovo Lefervre alligni in un monastero di campagna, la vastissima area verde semispopolata.
Ma oggi come fa la Chiesa a sostenere, se non nelle quinte colonne, una candidata che ha censurato il Papa, che disprezza l'accoglienza disinteressata, dopo che sono stati assorbiti ed integrati i Pied-Noir? ( colleganza in fase di disfacimento, che potrebbe essere temporaneo se la Francia smettesse di bombardare, anziché annunciare un altro prossimo massiccio impegno in Siria - Macron - ). La disciplina ecclesiastica lo vieta, almeno esplicitamente.
Macron invece è l'espressione di quella cultura profondamente laica, difesa e valorizzatta dallo Stato illuminista e indifferentista circa i costumi, mentre per la moralità sanfedista, il candidato ha sposato, per farsene condurre e consigliare, una divorziata.
Insomma, un successo non rilevato della laicità coerente, culturalmente fondata, proposta e non imposta attraverso studi valorizzati e una mentalità coltivata: la Chiesa non può schierarsi, non per un acquisito rispetto per l'autonomia della politica, con la quale concorre nel governo delle anime, perché l'assetto statale che si riverbera sulla nazione con coerenza, fa da spartiacque e non può più arroccarsi nella collateralità alla destra più premoderna del mondo rurale, perché Marine  Le Pen ha virato verso il populismo generalista e ha eletto a simbolo della sua inimicizia i migranti di ultimo approdo, quelli movimentati dalla miseria, ma anche dalle guerre che il suo Paese conduce, dimentica delle inclusioni migratorie, dopo la decolonizzazione, che hanno goduto, in Francia, di ampie guarentigie, perché fossero rispettati, a condizione di reciprocità, inclusivamente, per non perdere i contatti con un'area ancora strategica e poter negoziare vantaggi petroliferi, gli stessi per cui è tornata a combattere.
Coltiva anche interessi diamantiferi e per altre materie prime in Africa, per cui mantiene truppe regolari, legionari e contractors nei Paesi del suo ex dominio, per articolare la sua influenza sugli altri Paesi vicini e interagire con la corrottissima politica del continente nero.
Nessuna garanzia, nessuna breccia, al momento.
Per questo, ufficialmente, la Chiesa non si schiera.
E' un bel risultato, non privo di cause.

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